APPUNTI PER CONSIDERAZIONI SULLA PITTURA.
Se, per rappresentare sentimenti ed emozioni, usiamo " forme " facilmente riconoscibili, fermiamo la percezione dell'osservatore ad un livello superficiale.
La sua "commozione" sarà una reazione esterna ad un evento che è un "luogo comune". Non potrà essere né profonda né, tantomeno, viscerale.
Ad esempio, un paesaggio o una natura morta con forme più o meno classiche, trasmette all'osservatore sensazioni di calma, serenità, inquietudine, mistero perché in quelle immagini riconosce icone ormai acquisite.
Ma la sua esperienza davanti all'opera sarà una reazione superficiale condizionata da significati e valori imposti da fattori esterni alla sua persona, quali i luoghi comuni, la televisione, la pubblicità ...
Il suo io profondo non sarà neppure sfiorato e pertanto l'osservazione di un'opera non servirà a migliorare la sua consapevolezza del proprio doppio celato.
Il nostro compito di artisti, poeti e musicisti è al contrario quello di provocare sensazioni tali da scuotere il vero io dell'osservatore per indurlo, attraverso la consapevolezza della propria natura, ad un anelito di libertà spirituale , ad un maggior desiderio di elevazione culturale, ad una rivalutazione dei valori sociali, ad una capacità critica di fronte al pensiero comune.
Solo se raggiungeremo questi obiettivi avremo svolto il nostro compito.
Altrimenti saremo solamente dei bravi artigiani o, nella maggior parte dei casi, dei pessimi imitatori di forme preesistenti.
Viene spontaneo, a questo punto, pensare alla pittura astratta o, addirittura, all'informale.
Bisogna però domandarsi quanto comunichi questo tipo di pittura. La totale mancanza di elementi di riferimento possono infatti indurre l'osservatore ad un esame superficiale dell'opera dovendone considerare solamente i colori, la disposizione, le macchie...
Dunque sarà necessario attrarne l'attenzione per coinvolgerlo profondamente. Bisognerà incuriosirlo attraverso forme che possano essere o non essere qualcosa, che sia contemporaneamente un oggetto e l'esatto opposto di quell'oggetto, che rechino in sé il dubbio.
Dovremo ricercare queste forme ambigue nel profondo delle proprie memorie ancestrali perché attraverso le nostre percezioni sensibili si possano materializzare in forme polimorfe che interagiscano con l'inconscio dell'osservatore.
La stessa forma susciterà, pertanto, reazioni contrastanti perché solleciterà livelli emotivi diversi (dipende dalla
percettibilità dell'osservatore) o, a parità di livelli, sensazioni anche opposte perché filtrata dal vissuto conscio ed inconscio del soggetto.
Come in musica i testi più poetici sono quelli che esprimono emozioni senza raccontare storie o episodi finiti, anche nell'arte figurativa bisogna riuscire a costruire una struttura destrutturata in cui forme e colori si esprimano in pseudoforme non riconducibili all'esperienza comune ma che suggeriscano solamente e che insinuino il dubbio.
Le forme sono suggestioni.
Non devono rappresentare nulla di reale ma solamente suggerire pensieri che provochino sensazioni.
Non dobbiamo suggerire chiavi di lettura ma obbligare l'osservatore a leggere perché attratto da forme che possono essere pseudorealistiche o del tutto fantastiche.
Parimenti non devono esistere piani reali o riconducibili alla realtà. Prospettiva e proporzioni sono elementi utili ma non indispensabili. Difatti anche lo stravolgimento dei piani prospettici può essere uno strumento per creare pensieri generatori di sensazioni.
Forme, proporzioni e piani prospettici sono svincolati dalle regole figurative classiche e assolutamente indipendenti tra loro stessi.
Le forme devono essere primordiali.
La sua "commozione" sarà una reazione esterna ad un evento che è un "luogo comune". Non potrà essere né profonda né, tantomeno, viscerale.
Ad esempio, un paesaggio o una natura morta con forme più o meno classiche, trasmette all'osservatore sensazioni di calma, serenità, inquietudine, mistero perché in quelle immagini riconosce icone ormai acquisite.
Ma la sua esperienza davanti all'opera sarà una reazione superficiale condizionata da significati e valori imposti da fattori esterni alla sua persona, quali i luoghi comuni, la televisione, la pubblicità ...
Il suo io profondo non sarà neppure sfiorato e pertanto l'osservazione di un'opera non servirà a migliorare la sua consapevolezza del proprio doppio celato.
Il nostro compito di artisti, poeti e musicisti è al contrario quello di provocare sensazioni tali da scuotere il vero io dell'osservatore per indurlo, attraverso la consapevolezza della propria natura, ad un anelito di libertà spirituale , ad un maggior desiderio di elevazione culturale, ad una rivalutazione dei valori sociali, ad una capacità critica di fronte al pensiero comune.
Solo se raggiungeremo questi obiettivi avremo svolto il nostro compito.
Altrimenti saremo solamente dei bravi artigiani o, nella maggior parte dei casi, dei pessimi imitatori di forme preesistenti.
Viene spontaneo, a questo punto, pensare alla pittura astratta o, addirittura, all'informale.
Bisogna però domandarsi quanto comunichi questo tipo di pittura. La totale mancanza di elementi di riferimento possono infatti indurre l'osservatore ad un esame superficiale dell'opera dovendone considerare solamente i colori, la disposizione, le macchie...
Dunque sarà necessario attrarne l'attenzione per coinvolgerlo profondamente. Bisognerà incuriosirlo attraverso forme che possano essere o non essere qualcosa, che sia contemporaneamente un oggetto e l'esatto opposto di quell'oggetto, che rechino in sé il dubbio.
Dovremo ricercare queste forme ambigue nel profondo delle proprie memorie ancestrali perché attraverso le nostre percezioni sensibili si possano materializzare in forme polimorfe che interagiscano con l'inconscio dell'osservatore.
La stessa forma susciterà, pertanto, reazioni contrastanti perché solleciterà livelli emotivi diversi (dipende dalla
percettibilità dell'osservatore) o, a parità di livelli, sensazioni anche opposte perché filtrata dal vissuto conscio ed inconscio del soggetto.
Come in musica i testi più poetici sono quelli che esprimono emozioni senza raccontare storie o episodi finiti, anche nell'arte figurativa bisogna riuscire a costruire una struttura destrutturata in cui forme e colori si esprimano in pseudoforme non riconducibili all'esperienza comune ma che suggeriscano solamente e che insinuino il dubbio.
Le forme sono suggestioni.
Non devono rappresentare nulla di reale ma solamente suggerire pensieri che provochino sensazioni.
Non dobbiamo suggerire chiavi di lettura ma obbligare l'osservatore a leggere perché attratto da forme che possono essere pseudorealistiche o del tutto fantastiche.
Parimenti non devono esistere piani reali o riconducibili alla realtà. Prospettiva e proporzioni sono elementi utili ma non indispensabili. Difatti anche lo stravolgimento dei piani prospettici può essere uno strumento per creare pensieri generatori di sensazioni.
Forme, proporzioni e piani prospettici sono svincolati dalle regole figurative classiche e assolutamente indipendenti tra loro stessi.
Le forme devono essere primordiali.
Devono riportare in superficie quanto di più radicato e celato esista nel DNA dell'osservatore. Devono scuoterlo, obbligarlo ad aprirsi e attraverso la consapevolezza della propria natura riportarlo all'ammirazione della bellezza e dei contenuti dell'arte quale espressione della spiritualità umana.
I colori sono utili ma non indispensabili.
L'influenza psicologica del colore non dovrà avere obbligatoriamente alcun nesso con la forma. Il colore deve avere essenzialmente due funzioni:
1°) Stravolgere la percezione dell'osservatore, insinuando il dubbio sulla realtà della forma osservata.
2°) Attrarre l'attenzione quale elemento decorativo.
I colori sono utili ma non indispensabili.
L'influenza psicologica del colore non dovrà avere obbligatoriamente alcun nesso con la forma. Il colore deve avere essenzialmente due funzioni:
1°) Stravolgere la percezione dell'osservatore, insinuando il dubbio sulla realtà della forma osservata.
2°) Attrarre l'attenzione quale elemento decorativo.
La luce deve essere ambigua.
La disposizione di fonti luminose non deve rispettare i canoni della realtà. Si possono avere luci ed ombre dalla stessa parte o tipi di illuminazioni tali da generare la sensazioni di elementi ignoti presenti al di là della scena rappresentata. La luce può provenire da fori, da tagli o da aperture ad indicare che esiste qualcosa al di là della realtà del quadro.
I volumi sono indispensabili e devono essere evidenti ma non necessariamente correlati alla rappresentazione prospettica della realtà.
Sono indispensabili in quanto la società odierna è abituata ad osservare il mondo attraverso gli schermi di televisioni e computer in cui la tridimensionalità è resa dalle volumetrie e pertanto è più facile attrarre l'attenzione dell'osservatore sfruttando questa sua abitudine percettiva acquisita.
I volumi sono indispensabili e devono essere evidenti ma non necessariamente correlati alla rappresentazione prospettica della realtà.
Sono indispensabili in quanto la società odierna è abituata ad osservare il mondo attraverso gli schermi di televisioni e computer in cui la tridimensionalità è resa dalle volumetrie e pertanto è più facile attrarre l'attenzione dell'osservatore sfruttando questa sua abitudine percettiva acquisita.
Se usassimo tinte piatte rischieremmo di fermarne la percezione alla sola funzione decorativa.
La profondità di campo è un elemento da valutare attentamente.
La profondità di campo è un elemento da valutare attentamente.
Un campo troppo lungo potrebbe ingenerare nell'osservatore un percezione generica dell'immagine da cui ricaverebbe sensazioni superficiali. La sua posizione sarebbe infatti lontana dalla scena esattamente come davanti a un video dove anche la scena più crudele è comunque filtrata dalla schermo che rappresenta per lo spettatore un elemento di sicurezza e di estraneità.
Ecco dunque la necessità di ridurre la profondità di campo stravolgendo la prospettiva classica per indurre nell'osservatore un senso di smarrimento e di perdita di elementi di riferimento che lo proiettino in primo piano sulla scena dipinta.
Deve sentirsi non osservatore passivo ma elemento attivo ed essenziale del dipinto.
ESISTE LA REALTA' ?
Ecco dunque la necessità di ridurre la profondità di campo stravolgendo la prospettiva classica per indurre nell'osservatore un senso di smarrimento e di perdita di elementi di riferimento che lo proiettino in primo piano sulla scena dipinta.
Deve sentirsi non osservatore passivo ma elemento attivo ed essenziale del dipinto.
ESISTE LA REALTA' ?
Questa è la domanda che noi dovremo riuscire a generare nell'osservatore. In un'epoca in cui attraverso i media è possibile indurre gli spettatori a credere a realtà inesistenti è nostro dovere insinuare nella società
la capacità critica di non credere a tutto ciò chi si vede. Dobbiamo far capire che la realtà è relativa. Ciò che per alcuni è un dato acquisito per altri è assolutamente inesistente.
Attraverso l'acquisizione di una conoscenza di sé, della liberazione dai condizionamenti televisivi, dalla rivalutazione della realtà soggettiva l'osservatore potrà imparare ad osservare e giudicare ciò che vede e capire quanto di reale e di falso lo circondi.
la capacità critica di non credere a tutto ciò chi si vede. Dobbiamo far capire che la realtà è relativa. Ciò che per alcuni è un dato acquisito per altri è assolutamente inesistente.
Attraverso l'acquisizione di una conoscenza di sé, della liberazione dai condizionamenti televisivi, dalla rivalutazione della realtà soggettiva l'osservatore potrà imparare ad osservare e giudicare ciò che vede e capire quanto di reale e di falso lo circondi.
Se non raggiungeremo questa meta avremo contribuito solamente a decorare i muri delle abitazioni.
Sergio Beronzo